Covid-19 e Natale: le regioni che potrebbero tornare gialle

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Negli ultimi giorni sul web non si parla d’altro, anche noi abbiamo già esposto cosa potrebbe accadere con il decreto del 3 dicembre 2020, proprio quello per il mese natalizio, ma i rumors sono così tanti e cambiano così in fretta che decretare quale sia il più veritiero sembra quasi impossibile, tuttavia si comincia anche a pensare a quali regioni il 27 novembre potrebbero tornare gialle e a quali invece restano ancora in bilico.

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Fonte: freepik

Il governo e Conte in persona invitano, in vista del Natale, i cittadini italiani alla prudenza: «Baci, abbracci, festini e festone non sono pensabili, indipendentemente dalla curva», chiedendo di fare lo sforzo di cercare di essere il meno possibile nelle tavolate e nelle tombolate, poiché «non c’è infatti nulla di più pericoloso delle cene e dei pranzi in famiglia, delle tombolate, dove basta un solo positivo per contagiare quindici-venti persone», fa notare un ministro esponendo i dati secondo cui l’80% dei contagi avverrebbe in famiglia.

Ma ora facciamo un breve riassunto dei rumors che ci sono in giro sui vari social e sui giornali online e di cui, in realtà, abbiamo già parlato precedentemente, ma ricordarli non fa male. Vogliamo anche fare presente che al momento questi sono sempre e solo rumors, non sono notizie ufficiali, il decreto non è ancora stato pubblicato e come passeremo il mese di dicembre dipenderà tutto dalla prossima settimana e, soprattutto, dalla curva dei contagi.

Per cui, fatta questa breve premessa, ecco cosa potrebbe aspettarci nel mese di dicembre, l’ultimo di questo anno funesto:

  • coprifuoco alle 22 fino a metà mese;
  • apertura dei negozi e dei centri commerciali senza restrizioni riguardanti gli orari, ovviamente dovranno esserci sempre i limiti di entrata e l’obbligo di mascherina e di mantenere le distanze all’interno;
  • anche nelle zone gialle non ci si potrà spostare fra comuni;
  • apertura di bar e ristoranti anche nelle zone arancioni.

Il coordinatore del comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo ha riferito che «Dopo il 4 dicembre i negozi e i ristoranti potranno probabilmente ritornare ad una seminormalità se rispetteranno quelle regole», che però sarà una «quasi normalità, non un liberi tutti», come è avvenuto la scorsa estate. Per quanto riguarda gli spostamenti fra regioni, ci sono due diverse ipotesi:

  1. Come in questi giorni, dalle regioni rosse e da quelle arancioni non ci si potrà spostare se non per comprovate esigenze;
  2. Potrebbe esserci un’autocertificazione per ricongiungersi con i parenti più stretti.

Per far passare questi provvedimenti, però, devono esserci dei netti miglioramenti in tutta Italia e soprattutto nelle zone rosse, che sono state confermate proprio gli scorsi giorni. Ieri, invece, il ministro Speranza ha riferito che: «Le regioni che da due settimane mostrano numeri in miglioramento potranno passare il 27 novembre dalla fascia rossa a quella arancione, ma decideremo anche insieme a loro e in base ad una attenta valutazione dei dati», per cui al momento la data decisiva è il 27 novembre.

Quali sono le regioni che potrebbero tornare gialle? Quali sono quelle in bilico?

Quali regioni rosse e arancioni potrebbero diventare gialle

Abbiamo scritto sopra cosa ha riferito il ministro della Salute Roberto Speranza, ovvero che il 27 novembre ci giocheremo tutto, sapremo se le regioni rosse o arancioni resteranno tali anche per il mese di dicembre o se hanno la possibilità di diventare gialle, decisione che comunque sarà presa non solo dal governo ma con la regione, valutando attentamente i dati.

A dare la lieta notizia è La Stampa, che spiega che la Lombardia, il Piemonte e la Valle D’Aosta, le prime regioni ad avere numeri da regioni rosse, cominciano a presentare dei numeri da regioni arancioni già dalla scorsa settimana, mentre in questa sembrerebbero proprio da gialle. Allo stesso livello anche la Calabria, che avrebbe i numeri per essere gialla da due settimane.

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Fonte: freepik

Passando invece alle regioni arancioni, le prime e le uniche erano la Puglia e la Sicilia e, proprio come le precedenti, sembrerebbe che abbiano i numeri per poter passare da arancione e gialla, ma ovviamente sapremo per bene tutto fra una settimana, il 27 novembre. Tuttavia, ci sono ancora delle regioni a rischio e che potrebbero divenire arancioni o rosse.

Queste sono il Friuli Venezia Giulia, arancione, il Molise e il Veneto, al momento gialle, ma che dagli ultimi numeri sembrano avere il rischio di superare il 50% delle soglie critiche di occupazione delle terapie intensive se la curva di contagi non dovesse diminuire nel prossimo mese. L’Iss infatti raccomanda «alle autorità sanitarie di valutare la possibile adozione di ulteriori misure di mitigazione».

Sempre secondo La Stampa, c’è comunque la possibilità che, se tutto va per il verso giusto e la curva di contagi non aumenti ma diminuisca, tutte le regioni, fatta eccezione di Toscana, Abruzzo e Basilicata, diventino gialle, dando la possibilità a chi ci abita di passare un lieto Natale. Ma, come è stato scritto all’inizio dell’articolo, sono solamente delle ipotesi.

Per cui, sebbene vi sono diverse ipotesi, alcune migliori di altre, al momento provare a indovinare come passeremo queste ultime festività del 2020 è pressoché inutile, poiché si vedrà tutto nella prossima settimana. A noi non resta che continuare a mantenere le distanze, proteggere noi stessi e i nostri familiari e, ovviamente, indossare sempre la mascherina.

Cosa ne pensano gli esperti

Massimo Galli, direttore di malattie infettive presso l’ospedale Sacco di Milano, durante un’intervista con “La Stampa”, ha parlato del Covid-19 e delle varie restrizioni nelle regioni: «Il liberi tutti è molto lontano» ha detto, sostenendo però che la situazione stia migliorando soprattutto perché «c’è stata una riorganizzazione dell’assegnazione dei pazienti agli ospedali. La pressione però resta pesante e mi auguro che migliori a breve».

Secondo lo scienziato, però, non si deve aver fretta di riaprire tutto, poiché «i dati per essere reali devono essere consolidati. So che è impopolare dirlo, ma non è il tempo del liberi tutti e non lo sarà a lungo. Non ne veniamo fuori se invece di guardare alla realtà cominciamo la corsa alla riapertura». Parla poi del primo lockdown e di come durante l’estate sia stato tutto mandato in fumo.

«Dopo il primo lockdown  ci siamo giocati la camicia come Paese e alcuni anche individualmente. È chiaro che ci muoviamo a tentoni davanti a un virus nuovo, ma ora non ci sono più dubbi. E allora cosa vogliamo fare? Ci giochiamo un’altra volta la camicia per il Natale e poi ricominciamo ancora da capo?

La seconda ondata ci è già costata circa 12mila morti e se a Natale non si sta attenti non finirà più. Poi io delle feste ho già parlato abbastanza e ne riparlerò giusto per fare gli auguri, ma questo virus finisce in due modi: o muta, cosa improbabile a breve, o con un vaccino che ci regali l’immunità di gregge».

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Speriamo che tutto vada per il verso giusto e che tutti abbiano la possibilità di passare un lieto Natale perché, dopo questo anno, ce lo meritiamo tutti.

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