#1 – Impariamo il polacco: alfabeto e digrammi

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Ciao a tutti e benvenuti in questa nuova (e anche prima) rubrica in cui cercheremo di imparare la lingua polacca insieme, trattando sia di grammatica che di pronuncia che di glossario. Una cosa molto informale che spero possa essere utile in qualche modo.

Per scrivere questa rubrica adopererò il libro “Impariamo il polacco, manuale per principianti” di Bartnicka Barbara della casa editrice Wiedza Powszechna.

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Fonte: pexels

Il polacco è una lingua molto complessa, non solo per quanto riguarda la grammatica (ci sono ancora casi come nominativo, genitivo, dativo, ecc., come in greco antico e latino!), ma anche per la pronuncia delle parole. Ho cercato di impararla da circa 2 annetti, ma non mi sono mai impegnata sul serio.

Quest’anno però, o meglio, qualche giorno fa, mi sono detta che devo riuscire almeno a capire qualcosa. Magari non pretendo di riuscire a fare i discorsi di Cicerone in polacco, mi basterebbe anche solo riuscire a comprendere, e dire qualche parola di senso compiuto.

Oggi tratteremo forse la parte più semplice: l’alfabeto, i digrammi e le relative pronunce della lingua parlata in Polonia.

L’alfabeto polacco: i segni grafici singoli

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Fonte: aleheca

La prima cosa che si impara quando si comincia a studiare una nuova lingua, è l’alfabeto, e noi non saremo un’eccezione. Scriverò, lettera per lettera, anche come pronunciare il segno grafico.

Non dovete sapere per forza a memoria l’alfabeto, anche perché è relativamente simile a quello in italiano, è importante però ricordare le pronunce per evitare di sbagliarle quando inserite in una parola.

  • a
  • ą (si pronuncia come una o nasale, come on in francese mon)
  • b
  • c (si pronuncia ts)
  • ć (è una c dolce)
  • d
  • e
  • ę (e nasale, come il francese mien)
  • f
  • g (pronunciata come in gatto)
  • h (aspirata)
  • i
  • j (da pronunciare come la in ieri)
  • k
  • l
  • ł (è pronunciata come la u in uomo)
  • m
  • n
  • ń (si legge come la gn di gnocchi)
  • o
  • ó (si pronuncia come se fosse una u)
  • p
  • r
  • s
  • ś (è un sc dolce)
  • t
  • u
  • w (è letta come la v di vaso)
  • y (suono intermedio tra e, i, u)
  • z (è una s sonora italiana come in rosasmettere)
  • ż (si pronuncia come la j francese in jour)
  • ź (simile a ż, ma dolce)

Questo era l’alfabeto polacco senza digrammi. Le lettere che vedete senza parentesi accanto sono quelle che hanno una pronuncia uguale a quella italiana, quelle evidenziate sono invece le lettere dell’alfabeto polacco arricchite con segni diacritici, come la codetta (anche detto uncino) sotto la a e la e, oppure l’accento acuto sulla c, sulla n, sulla o, sulla e sulla z, che si trova anche con un punto sovrascritto.

Infine, l’ultima caratteristica è quella della l, che ha la barra obliqua al centro.

I digrammi e i trigrammi nell’alfabeto polacco

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Fonte: polska.pl

Se pensavate che ricordare le varie pronunce delle singole lettere fosse complesso, aspettate di scoprire i digrammi e il trigramma!

  • cz: è una c dura, si pronuncia con in bocce
  • dz: è la tipica z italiana, da pronunciare come in azione
  • : è una g, la stessa di valigie
  • d seguita da un suono duro, come la j in bonjour
  • ch: come la h polacca, è aspirata simile all’inglese horse
  • rz: si pronuncia come nel francese jour
  • sz: da pronunciare come sc in sciocco

Abbiamo, infine, un trigramma, ovvero dzi che si legge gi, come in Giulia.

Altre informazioni sull’alfabeto polacco

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Fonte: pinterest

Ora che abbiamo visto lettere, digrammi e trigrammi, dobbiamo per forza sottolineare che, nonostante queste siano le pronunce abituali delle lettere, in realtà se seguite da altre vocali o consonanti potrebbero cambiare la pronuncia.

Un esempio è c + i in płaci: secondo le regole che avevamo scritto, dovrebbe pronunciarsi come [puatsi], tuttavia, la pronuncia è [puaci], come se fosse una ć.

E ancora, m + i + e si pronuncia come me, come in mieszka, che leggeremo mescka; b + i + a si pronuncia ba, come in biały, che si legge bauy.

Questa è un’informazione che ho letto sul libro citato prima, tuttavia fonti che parlano abitualmente il polacco mi fanno sapere che, in realtà, si pronunciano come si scrivono (sempre con le regole delle pronunce viste nei paragrafi precedenti).

Mentre in Italia le doppie danno un accento forte, in polacco la parola è come divisa in due: quindi n + n in wanna si legge [wan-na].

Un processo simile avviene anche in a + u, come in nauczycielka, che si pronuncia [na-u-czy-ciel-ka].

 

Ci sono, in realtà, tante altre eccezioni riguardanti le pronunce, ma le vedremo nel capitolo #2 del nostro tentativo di imparare il polacco. Nel prossimo articolo cominceremo anche a guardare il glossario, insieme a qualche frase che potrebbe servirci nella quotidianità.

Do następnego spotkania! (Alla prossima!)

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