Kenzo Takada: chi era lo stilista giapponese morto di Covid

Condividi

Kenzo Takada, famoso e appassionato stilista giapponese, è un’altra delle vittime del Covid-19, morto a 81 anni a causa del virus che si è insediato nella nostra vita e nella nostra quotidianità nell’ultimo anno. A dare la triste notizia, un portavoce di K3, la linea tessile dedicata alla casa che aveva inaugurato solo pochi mesi fa.

«È deceduto domenica 4 ottobre 2020 presso l’American Hospital di Neuilly-sur-Seine», ha tristemente riferito la fonte, annunciando perciò la perdita mondiale di uno degli stilisti più amati e apprezzati, il primo giapponese a far percorrere le passerelle parigine da modelle con indosso i propri abiti.

L’uomo che, negli anni ’70, aveva completamente conquistato Parigi, con i suoi colori, le sue fantasie, le sue sfilate, la sua ironia e il suo talento. Una grande perdita per gli appassionati della moda ma anche per chi avesse semplicemente la passione per gli outfit particolari e originali.

Tuttavia, se c’è una cosa su cui possiamo concordare tutti, è che un artista non muove mai davvero finché le sue opere continuano a essere amate. Nessuno delle persone che sta leggendo questo articolo ha mai avuto l’onore di incontrare Vincent Van Gogh, eppure, nel 2020, continua a essere uno dei pittori più amati e apprezzatti da chiunque, a prescindere dall’età, dal genere e dall’orientamento sessuale. E Kenzo Takada non fa differenza.

Per cui, conosciamo lo stilista che continuerà a vivere per sempre sulle passerelle parigine, dove i suoi abiti lo hanno reso immortale, dove nessuno si dimenticherà mai di lui.

Kenzo Takada: vita e carriera

kenzo-takada-chi-era
Fonte: twitter

Nato il 27 febbraio 1939 nella prefettura giapponese di Hyogo, Kenzo Takada era il quinto di sette figli e, sin da quando era un ragazzino, aveva una passione innata per la moda. Tuttavia, anche lui ha dovuto affrontare, come quasi ogni adolescente, i genitori che vogliono solo il meglio per i propri figli, e per qusto frequentò, per qualche anno, l’Università di letteratura.

Ma, un talento come quello di Kenzo Takada, è sprecato per restare fra i libri. Così, si trasferisce a Tokyo per poter volare alto, frequentando la Buka Fashion College, divenendo uno dei primi uomini a essere ammesso alla celebre scuola di moda. E, da quel momento, inizia la sua ascesa.

Inizialmente disegna dei vestiti femminili per i grandi magazzini (40 al mese!), finché nel 1965 non vola fino a Parigi dove, dopo un’iniziale difficoltà in cui svende i propri abiti, viene ispirato dalle sfilate degli stilisti più famosi tra cui Cardin, Dior, Chanel, collaborando anche con Feraud e con la rivista Jardin des modes.

Solo cinque anni dopo, nel 1970, riesce ad aprire la sua prima boutique, la Jungle Jap, il suo primo negozio all’interno della Ville Lumiere, creando il suo brand che ancora oggi è celebre, acquistato e amato in tutto il mondo: Kenzo.

Kenzo: il suo brand

È questione di pochissimo tempo prima che il brand di Kenzo Takada diventi la copertina di Elle. Già un anno dopo l’inaugurazione le sua collezioni erano conosciute non solo a Parigi, dove si trovava, ma anche a New York e a Tokyo, fino a ottenere, nel 1972, il riconoscimento di Fashion Editor Club of Japan.

Oltre alle sue collezioni di moda, però, disegna anche dei costumi per teatro e cinema, soprattutto per Rive après Rive (1980). Nel ’77 crea anche una linea per bambini, nell’83 una maschile e nel ’98 firma anche una licenza per profumi, di cui il maggior successo lo ha Flower by Kenzo, che fa partire il XXI secolo con una fragranza così buona da rendere felice chiunque.

Famoso tanto quanto il prodotto precedente è Kenzo World, celebre anche per lo spot girano da Spike Jonze e interpretato dalla figlia di Andie MacDowell, Margaret Qualley.

kenzo-takada-chi-era
Britney Spears è stata il volto della collezione Memento n°2 di KENZO
Fonte: twitter

Nel 2001 ha creato anche prodotti per il corpo (Kenzoki), ma ormai il brand non gli appartiene più, poiché nel 1993 aveva preso la decisione di vendere il proprio marchio al LVMH, multinazionale francese che nel 1999 sostituisce Kenzo con lo stilista scandinavo R. Kreiberg e, perciò, Kenzo Takada rende ufficiale il ritiro dalla moda.

Nel 2002 però sarà anche interior designer per una linea di arredo e di mobili, per cui si può dire che lo stilista giapponese ha davvero dato del suo, ha messo la sua firma su qualsiasi campo della moda.

Per quanto riguarda il brand Kenzo, di cui lui è fondatore, gli sono succeduti come stilisti prima Antonio Marras (dal 2003 al 2011), poi Humberto Leon e Carol Lim (dal 2011 al 2019) e, infine, il portoghere Felipe Oliveira Baptista.

La sua ultima sfilata

Proprio qualche giorno fa, nella sua ultima sfilata, la maison di Kenzo ha esibito una collezione di cappelli a zanzariera, in modo da potersi proteggere dalle zanzare ma forse anche dal Covid-19, una sorta di alternativa alle fastidiose e antiestetiche mascherine che, oggi, siamo costretti a indossare per proteggere la nostra salute e quella di chi ci circonda.

I cappelli iniziavano, come dei normali cappelli, sopra il campo, ma si concludevano, come una zanzariera, fino alle gambe, in modo da creare non solo il distanziamento sociale ma che proteggeranno dalle zanzare che possono essere piuttosto fastidiose.

Il Messaggero scrive dell’intervista di Kenzo Takada, mentre parla della sua ispirazione e mentre lottava, in contemporanea, con il virus che lo ha portato alla morte:

«Non ho mai iniziato una collezione con così tante domande di fronte a me e così tanti sentimenti contrastanti su presente e futuro. Sicuramente nessuno si può aspettare risposte lineari alla situazione attuale. Il mondo è perso e tutti devono provare a ritrovarvi una sorta di senso (e possibile ordine).

Come si può definire e cercare di dare risposte a una realtà che nessuno comprende o capisce appieno? Come si possono trarre conclusioni da una situazione ben lontana dal terminare e le cui conseguenze sono impossibili da prevedere? Il mondo è malato, il mondo sta sanguinando, ma è ancora vivo. E finché c’è vita c’è speranza.

Una risposta ottimistica deve venire con un certo grado di pragmatismo. Dunque, come procediamo da questo punto? Come voltiamo pagina? Come possiamo aiutare la gente? Farla sognare? Darle speranza e allo stesso tempo alleggerirle la vita».

Non perderti le nostre news!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.