«Il femminismo non serve»: ma poi la maestra dell’asilo non è vista come la vittima

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Tante volte ci capita di sentire tante, troppe, persone affermare: «il femminismo nel 2020 non serve» o ancora «le donne nel 2020 hanno più diritti degli uomini», ma è davvero così? Possiamo dire una cosa del genere proprio mentre, negli ultimi giorni, è emersa la storia della maestra d’asilo che ha girato un video a luci rossi con il suo ex partner, che poi lo ha diffuso in rete?

Se sei tra quelle persone che ritengono che la colpa sia della maestra dell’asilo e che sia giusto il suo licenziamento e la gogna pubblica che ha dovuto subire più volte, mi spiace doverlo dire in questo modo ma sei solo un* privilegiat* che è esattamente la testimonianza del perché, nel 2020, abbiamo ancora bisogno del femminismo: per ricordare al mondo che siamo tutti uguali.

Ma, prima di dare giudizi, partiamo dal principio, raccontiamo la storia della vittima (ovvero l’insegnante, non credo ci sia bisogno di specificarlo ma dopo aver letto dei commenti online penso che sia doveroso farlo), di come ha dovuto subire lei e solo lei il giudizio e la gogna delle persone, di come ha perso il suo lavoro e di come la sua carriera è stata rovinata da un uomo di cui lei si fidava.

La storia della maestra d’asilo

Questa vicenda emersa negli ultimi giorni, in realtà, è avvenuta due anni fa, nel 2018, quando una maestra d’asilo è stata licenziata per delle sue foto e dei video a luci rossi finiti online. Le è stato hackerato il cellulare? Le ha postate lei per guadagnare dei soldi in più come avviene oggi con OnlyFans? No, assolutamente no. Ha pubblicato tutto il suo ex fidanzato, che aveva mandato le sue foto e i suoi video su un gruppo su whatsapp.

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Fonte: freepik

Per cui, cos’ha fatto la povera vittima, la maestra d’asilo, una volta che è venuta a conoscenza della vicenda grazie a una sua amica? Ha in primis contattato l’ex chiedendo, senza alcun risultato, di eliminare tutte le sue foto e i suoi video. Poi, il giorno dopo, ha raccontato tutto alla preside della sua scuola cercando, ovviamente, conforto per l’accaduto, la cara e vecchia solidarietà femminile che, però, molto spesso tende a essere inesistente. E anche in questo caso.

La preside l’ha invitata a licenziarsi accusandola, come si legge negli atti, di essere  «incompatibile con il lavoro di educatrice» e anche che «se avesse dato spontaneamente le dimissioni, non avrebbe avvisato le altre strutture». Al contrario, invece, se non lo avesse fatto, «avrebbe avuto un marchio per tutta la vita», rovinandosi quindi la carriera. Ora, dovete sapere che la maestra dell’asilo, a quei tempi, aveva solo 22 anni, per cui era alle prime esperienze, giovane e con una carriera brillante davanti, per cui sentirsi dire quelle parole è stato devastante.

«Il giudizio di chi ti vuole far sentire sporco, il tradimento e tutti quelli che vogliono ad ogni costo il tuo silenzio… ti uccidono dentro», ha detto lei, raccontando oggi a testa alta la sua esperienza, tramite gli avvocati Domenico Fragapane e Dario Cutaia. Perché, dovete sapere, che la direttrice, dopo aver già demoralizzato la maestra d’asilo, ha deciso di metterla alla gogna pubblica con gli altri insegnanti, chiamandola «svergognata», facendola sentire così «psicologicamente stremata» da dare le dimissioni.

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freepik

Tuttavia, pochi giorni dopo, mentre cercava, ovviamente invano perché un’esperienza del genere ti segna a vita, di andare avanti, le arriva un provvedimento disciplinare della scuola, in cui si legge: «Siamo venuti a sapere da alcuni genitori che lei è protagonista di alcuni video e foto porno diffuse sui social e questo ha creato malcontento tra i genitori, che minacciano di ritirare i figli da scuola».

La storia di questa maestra d’asilo, di questa donna, che noi chiameremo come vittima perché solo così può essere chiamata, è solo l’ennesimo caso di revenge porn in Italia e nel mondo, ma questa volta alle persone è andata male, perché, finalmente, dopo anni di lotte, il revenge porn è un reato ed è quindi punibile dalla legge, contro cui dovranno scontrarsi non solo l’ex fidanzato ma anche le mamme pancine che si indignano perché una maestra anche molto giovane ha una vita fuori dalla scuola e soprattutto la dirigente.

Il revenge porn in Italia

È dal 9 agosto 2019 che il revenge porn in Italia è un vero e proprio reato punibile dalla legge, dopo che le vittime sono state tante, e molte di loro non sono riuscite a sopportare la gogna pubblica. Una di queste è senz’altro Tiziana Cantone, divenuta popolare perché un suo video a luci rosse è stato pubblicato online e in tutta Italia continuavano a ripetere le sue parole: «Stai facendo un video? Bravo».

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freepik

Sono troppe le ragazze, oltre la maestra d’asilo, che si fidano delle persone sbagliate, che poi approfittano delle loro debolezze, e non sono solo adulte ma anche ragazzine. Con lo sviluppo dei social si è cominciato a sviluppare anche il fenomeno dei nudes, il fastidioso «escile» che i ragazzetti mandano in chat come se fosse un ciao. E molte ragazzine ingenue, un po’ per cercare complimenti un po’ perché vogliono piacere, ci cascano. Ma qui, le uniche vittime, sono loro.

Per fortuna, però, dal 2019 possono difendersi, ed è importante che tutte lo sappiano, perché fare un errore è normale, nessuno dovrebbe crocifiggerle per essersi fidate della persona sbagliata (tra l’altro, nei mesi scorsi è esplosa anche la vicenda di Telegram, con video e foto anche di minorenni), ma l’errore più grande lo ha fatto chi ha condiviso le foto e i video. Ecco cosa recita il testo dell’articolo 612 ter:

«Chiunque, dopo averli realizzati o sottratti, invia, consegna, cede, pubblica o diffonde immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate, è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.»

Anche chi riceve o acquista e poi diffonde i video di una terza persona ignara, rischia la stessa pena, per cui nessuno è escluso. La legge ha anche due aggravanti, ovvero quella del rapporto sentimentale o ex rapporto sentimentale (quindi come nel caso della maestra d’asilo) con la vittima, e quella della donna con inferiorità fisica, psichica o incinta. In questi casi la pena può essere aumentata da un terzo fino alla metà.

E se fosse successo a parti inverse?

Ma adesso, dopo aver analizzato a mente lucida la vicenda, dopo aver compreso che la maestra d’asilo è l’unica vittima nella situazione e che il revenge porn è un vero e proprio reato in Italia, voglio che ci fermiamo a porci una domanda: e se fosse successo a parti inverseE se fosse stato un uomo, un insegnante a girare il filmino e a postarlo online? Rispondiamo a queste domande, e poi chiediamo se il femminismo davvero non ci serve più.

Se la maestra d’asilo fosse stata un maestro, in primis sarebbe stato etichettato come un bomber, come un mostro, e poi i giornali avrebbero proposto titoli come «Maestro hot: il più amato fra le mamme» e con molta probabilità sarebbe finito da Barbarella D’Urso, che accoglie tutti, ma proprio tutti. Sarebbe stato chiamato il maestro più sexy d’Italia, lo avrebbero ritenuto un idolo, un sex symbol (laureato, bravo con i bambini e anche super hot).

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freepik

Oppure, la vicenda non sarebbe proprio uscita fuori, perché, in fin dei conti, lo sappiamo, se è una donna a fare la pornoattrice o a decidere di sua spontanea volontà cosa fare del proprio corpo, allora è una sgualdrina svergognata, una meretrice senza pudore, mentre se lo fa un uomo è un grande, ha la stima di tutti e tutte. E la testimonianza di ciò è che è stata proprio la direttrice, che avrebbe dovuto sostenere la maestra d’asilo, ma che ha solo contribuito a umiliarla pubblicamente.

Sui social difendono la direttrice, perché ovviamente deve pensare all’immagine dell’istituto e poi, insomma, i bambini! Come si può pensare che i bambini stiano in contatto con qualcuno che ha dei rapporti fisici (come se i bambini non fossero nati da quegli stessi rapporti)? Tuttavia, sapete cosa sarebbe successo se fosse stato un uomo? È facile rispondere, perché basta che pensiamo al caro e vecchio Silvio Berlusconi, come fanno notare su Twitter.

Perché l’immagine pubblica è importante solo se sei una donna, se sei un uomo e sei accusato di tanti e troppi scandali sessuali, puoi rimanere al governo per 20 anni. Ma se sei una donna e un uomo posta senza il tuo consenso dei video che hai fatto in intimità insieme a lui, allora non va bene, non puoi insegnare né avere una carriera. Con che coraggio si dice che il patriarcato non esiste e il femminismo nel 2020 non serve più?

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