Polka Dot: la drag queen polacca che denuncia l’omofobia

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Abbiamo già ampiamente parlato del grande virus che vive in Polonia, l’omofobia, ma non abbiamo parlato di come i polacchi riescano a far sentire la propria voce non solo in Polonia ma anche nel resto del mondo. Polka Dot è una drag queen che si esibisce a Londra e che non ha paura di far sentire la propria voce riguardo ai problemi omofobi della sua patria.

Polka Dot è una drag queen polacca che fa parte del terzetto chiamato Slav 4 U, di cui fanno parte anche Remove-Her e Alexis Saint Pete, che si esibisce nella capitale inglese, Londra ma che non sta neanche in silenzio davanti a tutto ciò che sta avvenendo in Polonia, sia per quanto riguarda gli attacchi alla comunità LGBT che quelli riguardanti le donne. Insomma, fanno un po’ ciò che dovrebbe fare l’Unione Europea.

Polka Dot, da polacca, vorrebbe portare la sua cultura in altre paesi, dove è libera di farlo senza essere attaccata come avviene nella sua patria (la Polonia è il paese più omofobo di tutta l’Europa dove i vescovi cercano di guarire gli omosessuali). La drag queen racconta di quando una ragazza, di origini polacche, l’ha ringraziata per il suo lavoro:

«Grazie, Polka, per quello che hai fatto stasera. Mi sentivo come se fossi tornata in Polonia, ma con la differenza che posso tenere la mano della mia ragazza e non avrò paura che qualcuno possa picchiarmi per questo.»

Le persone della comunità LGBT, purtroppo, sono costrette a lasciare la Polonia, la nazione che amano e dove sono nati, a causa dell’omofobia latente per le strade e soprattutto del governo, in particolare da quanto il Presidente Andzrej Duda è stato rieletto e con lui tutte le sue idee colme d’odio (Duda firmò, prima della rielezione, la Carta della Famiglia, che però include solo la famiglia eterosessuale e che vede la comunità LGBT come se fosse un’ideologia.

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Fonte: instagram

Le parole di Polka Dot verso il suo paese

Polka Dot si è recentemente espressa, insieme alle SLAV 4 U, su quello che sta avvenendo in Polonia, sia riguardanti le donne che riguardante le persone LGBT, in un post sulla pagina facebook ufficiale del terzetto:

«SLAV 4 U solidarizza con le donne polacche! Siamo con voi!

Come collettivo di drag intratteniamo le persone incarnando donne con l’arte delle drag. Dopo il nostro spettacolo di venerdì abbiamo appreso che la sentenza della Corte della Polonia ha effettivamente vietato l’aborto legale. Questo disgustoso attacco ai diritti delle donne ci ha fatto infuriare!

SLAV 4 U è una piattaforma dove celebriamo la cultura pop polacca, combattiamo per i diritti LGBT+ e delle donne. 

Non possiamo stare fermi quando le nostre madri, sorelle, zie e qualsiasi altro caro al nostro cuore potenti figure femminili sono lentamente spogliati dei loro diritti! Ci sono proteste in Polonia in questo momento in cui le donne vengono spruzzate con lo spray al peperoncino, picchiate con manganelli della polizia e trattenute contro la loro volontà. Tutto questo deve finire!»

Ha scritto il collettivo SLAV 4 U, che è sempre stato una sfida contro l’omofobia polacca e anche contro il governo e la popolazione che sostiene queste ideologie colme d’odio. Polka Dot afferma di essere una polacca orgogliosa e che le manca il suo paese, e che SLAV 4 U le «dà l’opportunità di celebrare la cultura pop polacca con un tocco queer» le permette di essere chi vuole in un modo che non potrebbe fare in Polonia.

La paura che l’omofobia possa arrivare nel Regno Unito

Tuttavia, non nega di avere il timore che la Polonia omofoba con le sue ideologie colme d’odio e retrograde possano toccare anche altri Paesi, tra cui il Regno Unito, che tempo fa l’ha accolta con amore e dove tutt’oggi si esibisce. Polka Dot ritiene che

«Il governo britannico dovrebbe osservare da vicino ciò che sta accadendo in Polonia e non solo commentare ufficialmente, ma anche fare tutto il possibile affinché tali cose non accadano qui.»

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Fonte: instagram

In realtà è quello che chiunque sostenga i diritti umani si aspetta dall’Unione Europea: che intervengano per salvare i cittadini polacchi. Boris Johnson, dal canto suo, non ha però favorito con il diminuire questa paura, poiché la Gender Recognition Act, che dovrebbe rendere più semplice il cambio di genere per le persone trans, è ancora ferma.

E poi non possiamo dimenticare che, alla fine dello scorso secolo, andava contro i matrimoni per le persone dello stesso genere e criticava molto gli omosessuali. Tuttavia, con gli anni 2000 la sua idea è cambiata ed è andato anche contro il suo stesso partito per votare delle leggi contro le discriminazioni. Anche, negli ultimi due anni, ha nominato un transfobico come suo consigliere.

Insomma, speriamo che le paure di Polka Dot non si realizzino e che l’omofobia polacca non raggiunga anche il Regno Unito. Intanto, cerchiamo di aiutare la Polonia.

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